Roberto Zanni, ecco come aiuto le imprese a crescere

Dopo anni di carriera internazionale e vita all’estero ha deciso di tornare in Italia per aiutare le pmi italiane a crescere, ecco come
Roberto Zanni, ecco come aiuto le imprese a crescere

Chiusa la lunga carriera internazionale, Roberto Zanni è da poco tornato in Italia per mettere la sua esperienza al servizio delle piccole e medie imprese italiane che vogliono crescere, in Italia e all’estero. Ha scritto un pezzo di storia dell’alimentare italiano, lavorando in colossi come Unilever, Kraft, Jacob-Suchard e gestendo acquisizioni come Simmenthal e Negroni. Poi è volato all’estero dove è arrivato ai vertici europei di Japan Tobacco International, tra le prime 100 aziende al mondo per profitto. L’abbiamo incontrato nel suo ufficio milanese, dove ha appena inaugurato la sede di una società di consulenza che, ovviamente, porta il suo nome. Gli abbiamo fatto notare, a bruciapelo, che le società di consulenza ormai non si contano più. In questa intervista ci spiega perché, invece, la sua è diversa (e unica) rispetto a tutte le altre. “Le non poche richieste di medie e piccole aziende che, evidentemente, apprezzano il mio approccio alle problematiche aziendali, fatto di tanta esperienza, ma soprattutto di grande passione – ha esordito Zanni – . Uscito dalla Bocconi a 24 anni, cum laude e medaglia d’oro, cosa di cui vado orgoglioso ancora oggi, ho fatto la scelta di cominciare la mia carriera in Unilever, ai tempi ritenuta una vera ‘scuola di marketing’. Da Lever sono poi approdato in Kraft, arrivando ai vertici del gruppo”.

D: Che cosa le ha insegnato l’esperienza in Kraft?
R: In quegli anni Kraft era una delle migliori scuole di marketing italiane, l’incubatrice di grandi ta- lenti e non è un caso che molti di quei manager siano ancora oggi a capo di grandi gruppi nazio- nali ed esteri. Kraft ha portato una ventata d’in- novazione nel settore alimentare: aveva visioni di lungo periodo, un approccio al ‘branding’ estre- mamente forte e un modo di gestire le vendite che ha fatto scuola. Un mix di ingredienti che le ha garantito una grande crescita e ha dato a me, giovanissimo, l’opportunità di intraprendere la carriera internazionale, facendo parte del piccolo ma agguerrito team che ha fondato l’headquarter a Losanna, dove ho assunto il ruolo di vice pre- sidente vendite e marketing per tutta Europa. In quel contesto ho potuto sperimentare un’attività non limitata all’aspetto puramente commerciale, ma orientata a 360° a realizzare uno dei primi esempi di globalizzazione dei brand a livello europeo. Abbiamo lavorato per razionalizzare il portafoglio prodotti e la supply-chain, abbiamo lanciato diversi nuovi prodotti tuttora leader an- che in Italia.Tutto questo nell’ottica di conqui- stare un consumatore europeo, non solo italiano, che si stava trasformando in quello di oggi: sem- pre alla ricerca di prodotti ‘convenience’.

D: E dopo questa esperienza?
R: Sono rientrato nel gruppo Kraft Italia perché c’era necessità di un rilancio delle operations e di gestire una serie di importanti acquisizioni come Simmenthal e Negroni. O Parmalat, poi sfumata per un soffio. Integrare portafogli prodotti, reti commerciali, culture aziendali diverse è stata una bella sfida, ma anche un patrimonio di esperienze che, oggi, mi sono molto utili nelle azioni di supporto alle piccole e medie aziende.

D: Poi però è tornato in un contesto internazionale…
R: Prima sono stato presidente di Jacob-Suchard per il sud Europa poi, per sedici anni, ho fatto parte del board mondiale di JapanTobacco International a Ginevra. J.T.I. è il terzo gruppo del tabacco e tra le prime 100 società per profitto al mondo: sono stato per sette anni presidente dell’Europa e per otto anni presidente mondiale per marketing, vendite e pianificazione strategica. Per me – uni- co italiano al vertice del board – è stata un’espe- rienza molto ricca: rivoluzionati marchi come Camel e Winston (quest’ultima è diventata, con la mia leadership, la seconda sigaretta al mondo), cambiata l’organizzazione commerciale in più di 100 Paesi e inaugurata una nuova filosofia di promozione delle marche basata sull’interazione con il consumatore che, personalmente, trovo estremamente attuale anche nel food italiano.

D: Adesso è in Italia con una sua società, come vede la situazione italiana?
R: I problemi di oggi non sono molto diversi da quelli di ieri, in Italia abbiamo delle vere e pro- prie eccellenze di prodotto troppo spesso pena- lizzate dalla poca capacità di visione e di espan- dersi fuori dal mercato nazionale, almeno a mio parere. Inoltre trovo che oggi – ma il problema è globale non solo italiano – ci sia troppa finanza nel business, tanto che le stesse multinazionali sono spesso un po’ confuse, poco dinamiche e hanno perso il loro ruolo di ‘scuole’. Alla luce di questa mia lettura, in Italia ho voluto focalizzare gli interventi della mia società sulle piccole/me- die aziende dove, viceversa, molto spesso c’è eccellenza di prodotto e una forte spinta dinamica dell’imprenditore ma, altrettanto spesso, mancano le strategie, gli strumenti e le conoscenze per dare la giusta direzione agli interventi. Diverso l’approccio per le società estere che vogliono entrare sul mercato italiano alle quali, oltre al supporto strategico, offriamo diverse vie di distribuzione commerciale – anche di tipo tattico – nelle fasi di sondaggio del mercato.

D: La sua Zanni&Partners, quindi, si con- figura come una classica società di con- sulenza? Non ce ne sono un po’ troppe in giro?
R: Ha ragione ce ne sono tante. E infatti a me non interessava e non interessa il semplice concetto di consulenza: in Zanni&Partners siamo uomini d’azienda – di grande e concreta esperienza nel business – che partecipano in modo ‘passionale’ e abbastanza unico al mondo della consulenza, ai progetti di crescita o di ristrutturazione del cliente e che lo affiancano nelle varie problematiche, che possono andare dai litigi in famiglia, alla vendita, alla distribuzione in tutti i canali del largo consumo, alla volontà di internazionalizzarsi… Mi divido tra due uffici, quello di Ginevra, dove seguiamo prevalentemente i clienti interna- zionali e quello di Milano, focalizzato sui clienti italiani e, come dice mia moglie, se prima non avevo un minuto libero adesso non ho neanche un secondo; il che è abbastanza normale se il tuo lavoro è anche la tua passione.

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